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La Seconda Possibilità |
Part 3
L'ufficiale medico arrivò il giorno dopo. Non fu più necessario che Oscar si occupasse di André. Avrebbe voluto almeno passare a trovarlo durante la sua convalescenza, ma per un motivo o per un altro non vi era riuscita. No, erano tutte scuse, in realtà aveva paura di se stessa, delle sue reazioni davanti a lui, l'oggetto del suo amore proibito.Perché ormai le era chiaro, lo amava, e non solo, il semplice stargli vicino le suscitava sensazioni nuove, che non poteva controllare.
Quello che lei nel suo intimo chiamava tormento, il resto del mondo lo chiamava passione. [4]
Terminata la convalescenza, André aveva ormai ripreso servizio, senza aver mai rivisto Oscar se non di sfuggita, e ora si sentiva depresso al pensiero che tutto quello che aveva creduto di percepire quel giorno forse era stato solo un'illusione. L'esaltazione del cuore e dei sensi provata allora ora cedeva il passo alla sensazione di vuoto, ancora più grande di prima, adesso che gli sembrava che quel ricordo impallidisse ogni giorno di più.
Oscar non dormiva. Anzi, non riusciva a dormire. I pensieri che la tormentavano le avevano ormai tolto il sonno. Decise di alzarsi e di fare una passeggiata sugli spalti, per respirare l'aria fresca della notte. Forse le si sarebbero schiarite le idee. Uscita dal proprio appartamento, si diresse verso il luogo prescelto per le sue meditazioni. Sapeva che la ronda sarebbe passata di lì a poco, e si mise ad aspettare, nell'ombra. Il comandante prese di nuovo il sopravvento, e si comportò come se dovesse fare un'ispezione a sorpresa. Due sagome si avvicinavano, e trattenne il fiato. Erano Alain e André, di turno quella notte. I due si sedettero tranquillamente con la schiena appoggiata al parapetto, stiracchiandosi. Alain tirò fuori una bottiglietta metallica e la porse ad André che ne bevve un sorso. Non solo non stavano facendo la ronda come dovuto, ma addirittura bevevano in servizio! Brutti lazzaroni pensò Oscar una punizione esemplare non ve la leva nessuno, vi sbatto in cella di rigore! E stava per muoversi, quando sentì che i due stavano parlando e il suo demone della curiosità la costrinse ad ascoltare.
“Come sono stanco!” fece André.
“Anch'io André, questi turni sono massacranti, non vedo l'ora di avere una licenza, anche se mi toccherà di incontrare il fidanzato di mia sorella.”
“Licenza o no, per me non cambia molto.” Andrè aveva raccolto e piegato le gambe, abbracciandole con le braccia.
“Dovresti smetterla con questo chiodo fisso.”
“Non ci posso fare niente, Alain..”
“Mh”
“Alain...”
“Eh”
“Ma tu perché mi sei amico?”
Alain lo guardava stralunato. “Ma che domanda è?”
“Voglio dire... com'è che mi hai offerto la tua amicizia?”
“Boh, che ne so, mi stavi simpatico. Ho capito subito che eri una brava persona, anche se mi avevi mentito per entrare nella Guardia. Tu sei un tipo del quale ci si può fidare, si sente subito che hai un gran cuore. E ora che mi hai fatto dire queste scemenze, sei contento?”
André annuiva scuotendo la testa. “Sai, Alain, sono felice di averti incontrato. Io non ho mai avuto un amico, a parte lei.”
“Parli del comandante?”
“Sì.”
“Ma com'è possibile, André?”
“Eppure è così. Siamo sempre stati solo noi due, da quando avevo sei anni. Non avevo altri che lei. Io sono orfano, ed ero stato affidato a mia nonna, la governante di casa Jarjayes. Il generale voleva un compagno di giochi per suo “figlio”.
Io sono stato un privilegiato: ho ricevuto la sua stessa istruzione, facevamo le stesse cose, potevo mangiare alla sua tavola, stavo sempre con lei, dall'alba al tramonto. Mia nonna mi ricordava continuamente la mia condizione di servo... ma io ero sospeso tra due mondi, senza appartenere a nessuno. Ero un servo ma avevo ricevuto un'educazione da nobile; il mio rango era quello di un servo, ma Oscar mi trattava come un fratello. Il resto della servitù mi emarginava con astio, a causa di questo. L'unica amicizia era la sua. Io ero solo, ma anche lei era sola: per questo motivo, forse, il nostro legame era così forte.
Però io... sai, Alain, a volte nelle amicizie c'è sempre qualcuno che dà più di quanto riceva. Io non potevo chiederle conforto su tutto. Quando eravamo bambini era differente, poi siamo cresciuti...”
“André ma tu... da quanto tempo la ami?”
André abbassò lo sguardo “Non lo so... credo.. dal primo momento che ho posato lo sguardo su di lei.”
“Sei un pazzo, André. Le hai consacrato la vita, e ora?”
“ E ora... non lo so, Alain. Ormai la nostra amicizia è finita. Non sarà più niente come prima, lei sa... sa che la amo, e io non sono mai stato così solo. Mi manca la nostra quotidianità, la nostra complicità. Bastava uno sguardo per capirsi.”
“Anche lei si sentirà sola, allora.”
Andrè rialzò il viso. “Sì, si sente sola. Ma io non posso riavvicinarmi a lei.”
“E' successo qualcosa fra di voi, vero?”
André si prese la testa fra le mani tacendo.
“E allora perchè resti qui?”
In un sospiro André rispose: “Lei è tutta la mia vita e io non esisto senza di lei. Lei è la mia luce e io... io sono la sua ombra.”
Alain si grattò la testa, perplesso. “Sei tutto scemo, André. Forza, facciamo finta di finire questa ronda e poi andiamocene a riposare.” Lo prese per un braccio e lo tirò su. “Andiamo!”
Nell'ombra, Oscar cercava di riprendere il respiro che le era sfuggito dai polmoni. André... soffriva così tanto e lei non se n'era resa conto, come al solito. Ma perché non aveva capito? La solitudine di Andrè era maggiore della sua. André non aveva nient'altro che lei, mentre lei... aveva il suo orgoglio. E il suo egoismo, la sua testardaggine... si sentiva peggio di prima. Ora sì che non poteva più dormire.
Rientrò nella sua stanzetta. Si mise allo specchio, e iniziò a spogliarsi lentamente. La lastra vitrea rifletteva ora l'immagine di una donna.
Chi sei, Oscar?
Una donna. Fisicamente una donna. Ma anche lei si sentiva sospesa tra due mondi, lo era sempre stata. Non uomo, non donna. Una vita da uomo prima imposta e poi accettata consapevolmente. I sentimenti di donna che lei giudicava debolezze. Debolezza: l'amore, quello spirituale e quello fisico. Cosa ne sapeva, lei dell'amore? Si era innamorata di Fersen perché era l'unico uomo di cui poteva permettersi di innamorarsi. Irraggiungibile. Un amore idealizzato, che non avrebbe comportato nulla sul piano della realtà. Certo, voleva che lui la vedesse come una donna. Era quel suo desiderio di femminilità ad aver avuto il sopravvento, più che un reale desiderio di seduzione, spingendola a vestirsi da donna. Ma era stata rifiutata, anzi, nemmeno presa in considerazione come donna. Desiderava essere corteggiata, baciata?
E' peccato, Oscar. Oltre a non averne diritto, non puoi.
Era stata educata per essere un soldato. Oltre ad accertarsi che lo diventasse nel modo più efficiente possibile dal punto di vista militare, suo padre aveva ben presto provveduto anche al lato spirituale. Aveva eliminato ogni presenza femminile che potesse servirle da modello, a parte la vecchia Nanny, allontanando la madre e le sorelle, spedendole a corte e in convento. Il precettore era stato istruito in modo che venisse il più possibile evitato il tema dell'amore nelle sue lezioni di letteratura. Impresa ben difficile, che era riuscita solo in parte. André poi lo boicottava sistematicamente, procurandosi, non si sa bene come, libri di poesia e romanzi, che poi passava segretamente all'amica.
La parte peggiore veniva dall'educazione religiosa. Il confessore di famiglia, padre Christopher, aveva provveduto ad inculcarle la repulsione per l'amore fisico, instillandole una fortissima concezione del sesso come peccato, cosa che avrebbe dovuto trattenerla dal volgersi verso l'amore. Così sarebbe stata al sicuro, in mezzo a quel mondo tutto maschile.
Col tempo si era lentamente emancipata. Aveva iniziato a leggere quello che voleva, dapprima segretamente, poi in aperta sfida al padre, lasciando persino in bella vista sulla sua scrivania i libri proibiti, soprattutto quelli messi all'indice. Non poteva certo dirsi ingenua, almeno teoricamente. D'altronde, era impossibile passare una vita a Versailles senza neppure sporcarsi un po' l'orlo della veste d'angelo.
L'educazione rigorosa che aveva ricevuto si opponeva alla depravazione della corte, e nessuno poteva dire di aver mai visto coi propri occhi Oscar Francois de Jarjayes in atteggiamenti men che composti e decenti. Tuttavia le chiacchiere su di lei si erano sprecate. Era persino passata per l'amante lesbica della regina, grazie alle “Mémoires” di Jeanne Valois.
Tutto sommato, guardando la vita delle donne di corte, non era dispiaciuta della propria. Almeno lei era libera, in un certo senso. Non poteva indulgere all'amore, ma se avesse avuto una vita da donna come le sue sorelle, come sarebbe stato un matrimonio combinato? Sposarsi senza amore, e poi magari trovarsi un amante, come tutte.
Ma guardandosi dentro, sapeva di desiderare di amare e di essere riamata. E si era innamorata, come tutte le donne, credendo di aver capito che cos'era l'amore.
Ma poi... André le aveva fatto capire qualcosa che il suo amore idealizzato per Fersen non le aveva fatto neanche immaginare. Aveva capito che cos'è un uomo veramente innamorato, che cos'è un bacio d'amore disperato. Aveva capito che cos'era il desiderio di un uomo per la donna, quando la premeva col suo corpo, sul letto. E le sensazioni che aveva provato... erano peccato. La voce che saliva dal profondo della sua coscienza le diceva che era pericoloso, sbagliato.
Razionalmente sapeva che non era vero. Due Oscar stavano combattendo una battaglia. La Oscar adulta, disincantata dall'esperienza di una vita passata alla corte, che aveva letto libri che le avevano aperto la mente, che voleva riconoscersi il diritto di essere felice.
L'altra Oscar, quella che veniva dal passato, quella che portava idee inculcate da altri, che aveva paura di vivere la vita, e di riconoscere la parte sensuale di se stessa.
E ora, questa Oscar così complicata si trovava ad un bivio. Restare così com'era, o prendere coraggio e vivere quell'amore che la faceva ormai ardere? Stavolta era diverso, e lo sapeva.
Amava André. Era lo stesso sentimento che aveva provato la prima volta? Sentiva che era un'altra cosa. Sentiva che era un sentimento... più adulto. Più completo. Aprirsi all'amore di André sarebbe stato completamente diverso. André l'amava di un amore profondo, e la desiderava anche come donna. Si sentì investire da una corrente calda: lo specchio le rimandava l'immagine del suo viso arrossito.
Stupida! Si girò e si buttò sul letto. Come sarebbe... farsi toccare da lui? Ne aveva una vaga idea, e ogni volta che ci pensava, quella maledetta corrente calda la scuoteva in tutto il corpo. Ci mancava solo che le succedesse mentre era in servizio. Abbracciò il cuscino. Ormai l'aveva capito. Era questo il desiderio. Spense la candela e lasciò che la propria mano vagabondasse sulla pelle nuda.
Nota:
[4] Un gioco su una citazione famosa da Lao-Tse: “Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.”
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